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Facciamoci una cultura: le colorazioni per capelli

Facciamoci una cultura: le colorazioni per capelli

A fine maggio ho avuto il piacere di essere invitata a partecipare a uno dei seminari che UNIPRO, l’Associazione Italiana delle Imprese Cosmetiche, sta tenendo da due anni su argomenti quali i solari, la sicurezza nei cosmetici e i profumi: il quarto incontro, a cui ho preso parte, aveva come tema le colorazioni per capelli.
 
L’incontro si è svolto nella sede di Framesi, azienda leader nell’hair beauty a livello internazionale, con un programma ricco di interventi: la dr.ssa Viviana Ciampitti, direttore della divisione Ricerca e Sviluppo, ci ha introdotto la storia delle colorazioni, gli aspetti tecnici e quelli legati alla sicurezza e alla regolamentazione; Paolo Rossi, direttore Tecnico, ci ha mostrato l’applicazione pratica di una delle colorazioni Framesi e ci ha spiegato l’approccio che un professionista dovrebbe avere per valorizzare la propria cliente; la dr.ssa Patrizia Caldera, direttore della divisione Marketing, ci ha mostrato attreverso una serie di filmati dove nascono e come si sviluppano i nuovi trend per i tagli e le colorazioni.
Vi va di ripercorrere insieme a me questo pomeriggio di formazione?

Iniziamo da alcuni cenni storici: sappiamo tutte come il nostro aspetto, da sempre, è anche un mezzo di comunicazione, più o meno diretto, che può influire sulla vita e sui rapporti interpersonali; per molti secoli ci si tingeva i capelli con sostanze naturali che potevano essere vegetali, come ad esempio l’Henné – conosciuto fin dai tempi dell’antico Egitto – e il mallo di noce, oppure animali, come il rosso cocciniglia, o ancora minerali, come i pettini di piombo intinti nell’aceto che ai tempi dell’antica Grecia venivano usati per coprire i capelli bianchi, oppure misture di sego e cenere di betulla, usate dalle ricche matrone romane per schirirsi i capelli.

In tempi più recenti, vale a dire durante il Rinascimento, a Venezia andava di moda il cosiddetto color tiziano, vale a dire un biondo rame ottenuto applicando sui capelli una lozione a base di salnistro e zafferano che veniva poi fatta asciugare tenendo i capelli al sole con appositi copricapo dotati di larghe tese e senza calotta.
Tecniche sicuramente laboriose, che, oltre tutto, non davano nessuna garanzia sull’omogeneità e sulla buona riuscita della colorazione, senza contare che spesso erano proprio dannose per la salute dell’individuo.
E’ stato solo a partire dal 1800 che, grazie ai progressi raggiunti dalla chimica, i coloranti naturali vennero sostituiti con molecole di sintesi più affidabili, più stabili e soprattutto più facili da utilizzare; in contemporanea si è andata sviluppando anche una regolamentazione, sempre più aggiornata, grazie a cui oggi è possibile avere elenchi delle sostanze coloranti ammesse per uso cosmetico, a cui i produttori di cosmetici coloranti devono attenersi.
La prima regolamentazione del settore cosmetico si è avuta con la Direttiva CEE 76/768 del 27 luglio 1976 e s.m.i., recepita in Italia con la Legge del 1986.
Nell’ottica di un’armonizzazione tra gli Stati membri della Comunità Europea per quanto riguarda il settore cosmetico, a breve, l’1 luglio 2013, entrerà in vigore il Regolamento EC 1223/2009 in cui nell’allegato IV si troverà la lista positiva dei prodotti destinati a colorare i capelli, mentre nell’allegato III c’è l’elenco delle sostanze permesse ma soggette a restrizione.
Partiamo con qualche chiarimento sul colore naturale dei capelli, che è dovuto a tre tipi di melanina, che esprimono i colori primari:
  • l’eumelanina ha tonalità di colore nero-blu
  • la tricosiderina ha tonalitù di colore rosso
  • la feomelanina ha tonalità di colore giallo
E’ evidente che il nostro colore naturale varierà in base ai rapporti di qualità e quantità di questi tre pigmenti: quanto più un capello è scuro, tanto maggiore sarà la quantità di pigmento presente, e la prevalenza di uno dei tre tipi di melanina porta a diverse sfumature dei capelli.
Le tecniche di colorazione devono tenere presente il comportamento dei colori, dato che nei nostri capelli sono presenti i colori primari.
Adesso entriamo nel vivo con le varie tipologie di coloranti, distinguibili in base alla durata e al livello di profondità su cui lavora il colore:

 

Coloranti temporanei
Contengono molecole coloranti che depositano sulla superficie del capello senza penetrare in profondità della fibra.
Regalano una nuova sfumatura al colore naturale dei capelli senza cambiarlo in modo sostanziale, e sono utili anche per coprire le sfumature giallognole dei capelli bianchi; i riflessi sono per lo più dorati, ramati o biondo cenere.
Sono a base di coloranti diretti a basse concentrazioni e si presentano sotto forma di lozione o di mousse, entrambe da non risciacquo e da applicare durante la messa in piega.
Il Ph in genere è neutro o poco acido.

 

Coloranti semi-permanenti
Contengono molecole coloranti appartenenti a varie classi chimiche che penetrano a vari livelli nelle cuticole del capello, modificandone il colore il modo evidente ma non definitivo: sono particolarmente adatti per chi vuole mascherare i primi capelli bianchi e per riflessi intensi tono su tono.
A loro volta si dividono in due classi, coloranti diretti e riflessanti permanenti:
  • i coloranti diretti si trovano come shampoo, mousse o maschere, si tengono in posa mediamente dai 5 ai 20 minuti e poi vanno sciacquati.
  • i riflessanti permanenti sono sempre composti da due prodotti, vale a dire una tintura e un ossidante a basso volume di ossigeno, da miscelare e lasciare in posa generalmente tra i 20 e i 30 minuti, per poi lavare via con uno shampoo. Si tratta degli stessi coloranti che vengono usati per le tinte permanenti, utilizzati però in concentrazione più bassa e con bassi volumi di ossigeno, generalmente al 20% VOL.
Coloranti permanenti a ossidazione
Contengono molecole coloranti che penetrano in profondità nella superficie del capello, modificando il colore naturale in modo sostanziale e duraturo: è quindi possibile sia scurire che schiarire i capelli, oltre a coprire quelli bianchi.
Richiedono sempre l’uso abbinato della tintura e dell’ossidante, da miscelare insieme al momento dell’applicazione; dopo la posa, generalmente di 30 minuti, vanno eliminati con una detersione profonda.

Le tinture ad ossidazione contengono i cosiddetti “precursori del colorante” che si trasformano in coloranti grazie alla reazione di ossidazione con l’ossidante, che si ha al momento della miscelazione.

 

Per quanto riguarda la schiaritura, questa dipenderà:
  • dal colore iniziale naturale del capello
  • dalla concentrazione dell’ossidante impiegato
  • dalla nuance cosmetica scelta
A questo proposito trovo molto utili queste tabelline con la classificazione dei livelli di colore e le schiariture che si possono ottenere:

Il tutto è ben riassunto in questa infografica:

 

Gli alcalinizzanti
In queste righe ho citato spesso questo termine, ora vediamo di entrare un po’ più nel dettaglio:
l’ammoniaca e la monoetanolammina sono i più usati e la loro funzione è quella di veicolare il colorante all’interno della struttura del capello.
In genere si usa maggiormente l’ammoniaca nelle tinture professionali, mentre la monoetanolammina è più usata in quelle fai da te, che si possono trovare ad esempio anche al supermercato.
L’ammoniaca viene usata in soluzione acquosa e viene preferita nelle tinture professionali perchè è una molecola più piccola e quindi permette meglio il passaggio delle sostanze attive all’interno della struttura del capelli, garantendo un miglior risultato.
La monoetanolammina è un liquido viscoso ed oleoso, meno invasivo olfattivamente, che aderisce maggiormente al capello e viene eliminato con più difficoltà; essendo una molecola più voluminosa, rende più difficoltoso il passaggio delle sostanze coloranti nel capelli, dando luogo quindi a un risultato meno tecnico e  parziale.

A livello tossicologico, l’ammoniaca viene considerata un alcalinizzante sicuro nei prodotti cosmetici, soprattutto per le ridotte concentrazione con cui viene utilizzata, oltre che per il tempo e la superficie limitata con cui normalmente entra in contatto.

Alla parte teorica è seguita una pratica, in cui ci si è concentrati sulle colorazioni semipermanenti e ci è stato mostrato il funzionamento di Framesi Framcolor Optics, applicato su due modelle: passo iniziale fondamentale, che dovrebbe fare ogni buon professionista, è lo studio della carnagione e degli occhi, che Framesi suggerisce di fare attraverso due schede cromatiche:

 

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Framcolor Color Optics – Hair Color Refresher – è un trattamento colorante semipermanente che contrasta lo sbiadimento del colore e quindi è utilissimo per prolungare la propria colorazione, donare nuovo splendore ai capelli oppure, se scelto in contrasto, creare nuovi riflessi.
In più, grazie alla sua formula condizionante, ammorbidisce i capelli in profondità lasciandoli morbidi e setosi.
In base all’intensità desiderata, il tempo di posa varia dai 5 ai 15 minuti, e la colorazione così ottenuta durerà indicativamente 6-8 lavaggi; effettuato presso un parrucchiere, il trattamento ha un costo indicativo di 10€.

I colori disponibili tra cui scegliere sono 8, e si va da tonalità più classiche a quelle più accese per chi vuole osare di più.
Piccola curiosità: ogni colore ha un proprio aroma distintivo (mirtillo, fragola, cannella.. ecc) e sono davvero golosi!!

 

Il dr. Franchina, presidente di Framesi
Framcolor Optics in Mirtillo
In questo breve video potete farvi un’idea di quello che abbiamo visto 🙂
Infine, vi lascio con una carrellata di immagini sui trend dei tagli e delle colorazioni di questa stagione, in cui possiamo ancora vedere protagonista lo Shatush

Concludo ringraziando Framesi che ha accolto tutte noi in sede, e Unipro che, grazie agli incontri ABC- Cosmetici mi ha dato modo di partecipare ad un vero e proprio pomeriggio di formazione!

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